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martedì 19 aprile 2011

Il ragù al latte...e la gramigna che a Torino non si trova!


Alzi la mano chi non ama il ragù...e tra noi emiliani non esiste tagliatella e soprattutto (per quanto mi riguarda), gramigna senza un buon e saporito ragù! La parola stessa deriva dal francese ragout, in particolare dal verbo raouter che significa "risvegliare il gusto, l'appetito". Certo le tagliatelle sono le compagne più famose di questo condimento, ma per la sottoscritta la gramigna vince su tutto! E' un formato di pasta tipico emiliano appartenente alla famiglia delle paste corte e somigliante a una virgola. La tradizione la vuole abbinata ad un sugo di salsiccia, ma qualsivoglia ragù è il benvenuto. Per riprendere il titolo dovete sapere che a Torino non c'è modo di trovare la gramigna, e quindi cosa ho fatto? Ho iniziato a pensare quale pasta potesse sposarsi bene con il mio raguttino rivisitato...le pennette? Mmm...buone ma no, i fusilli? Quasi...le Tofarelle!!! Perfette!!! A forma di conchiglia sono pronte per il mio ragù!! Ma nel vostro cuore immaginatevi la gramigna...
Con questa ricetta partecipiamo al contest 150 anni in tavola del blog Farina, lievito e fantasia.

Ingredienti (per 4 persone)
500 g di tofarelle
2 carote
1 sedano
1 cipolla
1/2 litro di latte
150 g polpa di manzo
1 salsiccia
1 bicchiere di vino bianco
olio
sale

Scaldate l'acqua per la pasta. Tritate tutte le verdure e fatele appassire in 3 cucchiai di olio. Aggiungete la polpa di manzo e la salsiccia sbriciolata, fate soffrigere per circa 10 minuti. Irrorate con il vino bianco e lasciate evaporare per bene (non dovete più sentire l'odore di alcool). Aggiungete il latte, mescolate bene, e portate ad ebollizione. Spegnete, regolate di sale e fate raffreddare per un paio di ore.
Cuocete la pasta, e una volta scolata, fatela saltare nella padella del ragù bianco. Servite caldo.



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